Il premier critica Von der Leyen: servono soluzioni per la crisi energetica. Avanza l’idea di Cingolani sul price cap dinamico. Meloni al lavoro sul Governo.
Per una volta perde il suo aplomb o, meglio ancora, lo lascia volutamente da parte per indossare i panni del grande accusatore. In quella che è probabilmente la sua penultima uscita a livello europeo, Mario Draghi critica in maniera durissima la presidente della commissione Ursula von der Leyen. Sette mesi persi – il ragionamento del premier – senza riuscire a mettere a terra nessuna soluzione concreta per far fronte all’emergenza energetica. Draghi, a cui non è andata giù la mossa della Germania di farsi un fondo autonomo di aiuti sfruttando uno spazio di bilancio che solo lei puoi permettersi, ha sferzato i capi di Stato e di Governo rimarcando che in gioco non vi è solo una questione economica ma anche la tenuta politica e sociale dell’Europa e il buon funzionamento del mercato unico. Con un punto fermo: non è il tempo di altre dichiarazioni di intenti o di esprimere preoccupazioni, ma di adottare misure concrete.
Parole che sembrano aver centrato l’obiettivo così come la proposta italiana di un price cap dinamico. Un tetto che può oscillare solo del 5 per cento, ancorato a un indice che tenga conto dell’andamento globale del mercato e che non faccia più solo riferimento alla borsa di Amsterdam, come avviene ora. Una soluzione che lascerebbe un margine di manovra a quei Paesi che temono un rifiuto del mercato se fosse fissato un prezzo bloccato al 100 per cento.
I 27 si lasciano con l’impegno di arrivare al Consiglio europeo del 20 ottobre con il quadro definito.
Sul tetto si va avanti con la soluzione ideata dal ministro Cingolani, ma bisognerà anche dare forma a un sistema di aiuti basato su nuovo debito comune, sulla linea indicata dal duo Gentiloni – Breton. E infine, chiudere una volta per tutte il disaccoppiamento dei prezzi dell’elettricità. Non può più essere il valore del gas a determinare il costo della luce prodotta da altre fonti.
L’input alla Commissione è di convocare a oltranza i ministri dell’Energia, tutte le volte che servirà, per arrivare tra due settimane con un pacchetto del tutto chiuso.
Sarebbe l’eredità che Draghi lascia al Governo che verrà e che insieme al presidente della Repubblica difende dalle dichiarazioni scomposte di un paio di ministri francesi, candidatisi a vigilare sulla tenuta democratica del nostro Paese.
L’Italia sa badare a sé stessa – dice Mattarella – mentre il presidente del Consiglio assicura di non aver raccolto alcuna preoccupazione ma solo curiosità – come sempre avviene quando cambia un esecutivo – rispetto alle scelte che verranno fatte. Su un punto è sicuro: in politica estera le cose non cambieranno… CONTINUA A LEGGERE