Energia, debacle italiana al Consiglio europeo. Nulla di fatto sul price cap. No anche a un summit straordinario sull’energia. Draghi non molla: è l’unica soluzione possibile. E sullo stato della nostra economia preannuncia un autunno caldo. A breve incontro con le parti sociali.
Macron gli aveva garantito che non ci sarebbero stati problemi. La cena con il primo ministro greco – la sera prima di arrivare a Bruxelles – si era chiusa con un brindisi alla solidità dell’asse del Mediterraneo. Sul treno, in rientro da Kiev, Scholz gli aveva assicurato che non si sarebbe messo di traverso per un vertice straordinario che avrebbe dovuto affrontare – una volta per tutte – la questione price cap.
Sembrava tutto fatto. Non tanto il tetto massimo al prezzo del gas, quanto quel summit tematico – su iniziativa italiana – in cui Draghi era convinto che avrebbe potuto vincere le resistenze dei paesi del Nord Europa.
Ma a quello stadio non ci si è arrivati e neppure ci si arriverà, almeno per ora. Nel Consiglio europeo che candida l’Ucraina a nuovo membro dell’Unione sono i Paesi frugali, guidati dall’Olanda, che sbarrano la strada a Draghi. Si oppongono non solo alla misura in quanto tale, ma anche all’idea di una riunione dei 27 per analizzare pro e contro.
È il segnale più evidente di quanto le posizioni restino distanti, con il lavoro italiano che resta fermo ai nastri di partenza. Un’evoluzione che prende in contropiede la stessa delegazione italiana. Per tutto il primo giorno del vertice la comunicazione di Palazzo Chigi enfatizza il risultato – poi mancato – della nostra diplomazia.
Mettere tutti attorno al tavolo per parlare solo di energia significa inchiodare Bruxelles alla responsabilità di affrontare la questione. Evitare di confinarla a un impegno generico senza prospettiva reale.
L’Italia era convinta di farcela. Ma alla fine sbaglia i conti, con Draghi esposto a una bocciatura imprevista… CONTINUA A LEGGERE