Conte strappa con Draghi. Per il premier il Governo è finito. Mattarella non ci sta e prende tempo, ma il voto anticipato è sempre più vicino.
A Palazzo Chigi la colonna sonora è una sola: “Il presidente Draghi non ha alcuna intenzione di proseguire in una esperienza di Governo verso la quale non scorge più i presupposti di fiducia e collaborazione necessari per un Governo di unità nazionale”. È un modo esplicito per dire che sì, Mattarella le dimissioni le ha respinte, ma che Draghi, a differenza del capo dello Stato, non intravede possibilità di recupero.
Tra le righe emerge anche quella diversità di vedute tra i due, sfociata in un colloquio per nulla sereno, segnato anch’esso probabilmente da una base di fiducia reciproca non più solida come prima.
D’altronde se per Mattarella l’obiettivo è la stabilità, per Draghi al primo posto ci sono la funzionalità̀ del Governo e la sua capacità di mantenere gli impegni presi. Condizioni – ne è convinto il premier – che si sono perse nella smania di campagna elettorale dei partiti.
Ecco allora che per Draghi è arrivato il momento di dargliela questa campagna elettorale con annesso voto anticipato, costi quel che costi. Non per ripicca, ma per responsabilità. Se i partiti fanno disastri, non gli si possono coprire le spalle davanti ai cittadini. Anzi vanno esposti al Paese affinché il Paese possa giudicarli, l’unica via per costruire e far crescere una classe dirigente degna di questo nome.
Visione che un vecchio democristiano come Mattarella non vuol neppure provare a immaginare.
La politica va comunque aiutata e preservata, se no si finirebbe in un vortice privo di qualsiasi punto di riferimento.
Da qui l’invito a riferire alle Camere con il disappunto per la voglia di andarsene di Draghi che traspare nelle righe in cui si comunica la decisione: “La scelta di Mattarella di mandare in Parlamento il governo Draghi risponde a un preciso dovere democratico e di trasparenza, dovuto al Paese”… CONTINUA A LEGGERE