Draghi incontra i giornalisti dopo il varo del terzo Decreto Aiuti e striglia i partiti. Servono serietà e coerenza, tutto il resto non vale niente. La prossima settimana “l’ultima” missione americana.
Doveva essere una conferenza stampa “tecnica” ma alla fine, a prevalere, è la parte politica, con Draghi che non usa i guanti bianchi con nessuno. Tranne che con gli italiani, che non solo invita ad andare a votare, ma verso i quali ripone fiducia e speranza per superare il “futuro complesso che ci attende”.
L’incontro con la stampa – a seguito dell’approvazione del Decreto Aiuti-Ter – è il più lungo da inizio legislatura, più di 15 domande che sfuggono al controllo della sua portavoce.
E così è un susseguirsi continuo di richieste sul dossier Usa inerente ai finanziamenti russi ai partiti, sul PNRR che la destra vorrebbe cambiare, sul rapporto con la Meloni e Salvini, sino – ovviamente – alla sua disponibilità per un Bis.
Ed è qui che con la voce scandisce un vigoroso “NO”, senza rendersi conto di entrare a gamba tesa in campagna elettorale.
In 5 minuti il Pd manda uno spin ai giornalisti per dire che quella risposta è la conferma che il voto a Calenda-Renzi è un voto inutile: non esiste la possibilità che dopo Draghi torni Draghi.
Una sottolineatura che dall’altra parte bollano come la colonna sonora della campagna di Letta: non una proposta su qualcosa, ma solo repliche a qualcuno.
Senza entrare nel merito elettorale del botta e risposta, la sensazione è che la risposta di Draghi fosse più “obbligata” che non realmente “sentita”.
Quando – poco dopo – gli viene chiesto se nel caso di stallo un eventuale nuovo Governo di unità nazionale potrebbe ancora funzionare o sarebbe un limite per il Paese, Il presidente risponde che tutto dipenderà dalla volontà dei partiti.
Come dire: nulla si può escludere, bisognerà vedere come andranno realmente le cose… CONTINUA A LEGGERE