Riforme e crisi bloccano l’attività del Governo guidato da Mario Draghi. La maggioranza si spacca anche sulla riforma del fisco. Fondi del PNRR a rischio.
A leggere i resoconti politici di questi ultimi giorni, con scontri al limite della rissa fisica in commissioni parlamentari, attacchi a tutto campo verso Draghi, risposte piccate da Palazzo Chigi, verrebbe da pensare che l’esecutivo sia alle prese con una delle più potenti offensive mai lanciate dalle forze d’opposizione.
Sarebbe normale e fisiologico abbinare a queste cronache un pensiero di questo tipo. Peccato, invece, che tutto questo stia avvenendo all’interno della stessa maggioranza di Governo. Peccato che le note della comunicazione del premier, con toni e ultimatum di solito riservati ad avversari, siano invece rivolti a forze politiche che rappresentano l’azionariato di peso di questo Governo.
Lega e Forza Italia sul fisco, M5S su giustizia, armi, PNRR. In poche parole i due terzi del Governo che per un motivo o per l’altro sparano contro l’esecutivo di cui fanno parte. Raccontata così farebbe quasi ridere se non fosse che tutto ciò, settimana dopo settimana, provoca uno stallo dannoso deleterio per il Paese.
Lo abbiamo scritto più volte in questa nota settimanale. Dopo la mancata ascesa al Quirinale, la rabbia e gli errori di quei momenti, i passi falsi a livello internazionale all’inizio della guerra, il premier Draghi ha perso quell’ascendete sui partiti che era stato determinante a far rigare dritto la sua coalizione multicolore. Un ascendente ormai solo teorico. Esternato dal premier con battute in conferenza stampa ma che hanno il solo effetto di irrigidire ulteriormente le posizioni.
Il risultato è una totale paralisi dell’attività di Governo. Ma soprattutto l’incapacità di far procedere anche le riforme legate al PNRR e conseguentemente la possibilità di incassare poi i fondi europei. Per non parlare degli effetti di tutto questo su Bruxelles. Draghi insieme a Macron – il cui futuro si deciderà nelle elezioni che si aprono domenica – insiste per un nuovo Recovery plan di guerra per fronteggiare crisi energetica e caro prezzo… CONTINUA A LEGGERE