Dopo l’aut aut di Draghi si sblocca il ddl Concorrenza, ma le decisioni vere si prenderanno da qui a 6 mesi. La campagna elettorale per le amministrative scongiura una crisi dell’esecutivo, ma per il momento è solo una tregua.
Più che un accordo vero sembra un’intesa sul mancato accordo, o meglio un compromesso per scavallare le amministrative del 12 giugno ed evitare di dare l’idea di un Governo pronto a essere terremotato. La questione balneari e il ddl Concorrenza sono il “casus belli” che Draghi usa per spronare i partiti a fare le riforme, ma anche e soprattutto per dare l’idea di avere il controllo della situazione e di un governo che le cose non solo le dice ma anche le fa.
In realtà l’efficacia del Governo e l’unità della maggioranza sono un vessillo più sbandierato che non saldamente ancorato a Palazzo Chigi.
Se è vero, infatti, che Draghi aveva posto come condizione che il Senato sbloccasse il capitolo Concorrenza entro maggio, pena la fine dell’esecutivo, è altrettanto vero che lo sblocco rischia di essere un semplice gioco degli specchi.
Il punto d’attrito in questo primo passaggio era il tema dei balneari: le concessioni che entro il 2023 dovranno essere messe a gara. L’accordo, che permette il via libera all’intero provvedimento, fissa un principio, ossia che colui che perde la concessione avrà diritto a un indennizzo.
Ciò che non sblocca è però il cuore del problema: a quanto ammonterà questo risarcimento e quali saranno i parametri e i meccanismi per quantificarlo?
Su questo non c’è stato modo di trovare alcun punto di convergenza. Tanto che alla fine si è deciso di spostare la questione in avanti di sei mesi, quando il governo dovrà scrivere i decreti attuativi.
Problema quindi non risolto, solo rimandato, ma che salva capre e cavoli… CONTINUA A LEGGERE