L’unione forzata, le incertezze della guerra

La crisi ucraina non mette l’esecutivo al riparo dalle tensioni interne. draghi tira dritto, mentre l’Italia fatica a trovare un ruolo internazionale.

Nonostante gli sforzi di ottimismo non è semplice guardare con fiducia ai mesi che ci attendono. La speranza di una “fine pandemia” che apra a una ventata di ripresa senza ostacoli, deve ora fare i conti con le ripercussioni di una guerra alle porte dell’Europa e un Governo attraversato da continue turbolenze.

Due dimensioni che sembrano distanti ma che in realtà sono contigue, e che neppure l’emergenza ucraina riesce ad attutire.

Guerra, la trattativa diplomatica

In mezzo, il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, a sua volta alle prese con un doppio problema personale: elaborare il lutto della mancata elezione al Quirinale e recuperare terreno sul fronte internazionale dopo che Washington ha storto il naso per quell’improvviso sì, solitario e non condiviso, a un dialogo con Putin.

Se Macron e Scholz sono andati al Cremlino dopo un passaggio alla Casa Bianca, Draghi – che non è ancora stato in America da premier – ha pensato che bastasse il suo curriculum atlantista per poter raccogliere l’invito a un dialogo a due. Quanto serviva per far riemergere quel sospetto di ambiguità nei confronti della Russia di cui l’Italia è accusata da sempre a livello internazionale.

L’evolversi delle cose ha fatto il resto, con il dato di fatto che Draghi appare ai margini di una trattativa diplomatica, ormai delegata esclusivamente al presidente francese Macron.

A tutto ciò si affianca una maggioranza che fatica a stare insieme, che ha necessità di fare campagna elettorale visto l’avvicinarsi delle politiche, e un parlamento che continua a sentirsi “snobbato” dal premier. L’ultimo battibecco è avvenuto nelle ore dello scoppio della guerra, quando alla richiesta di riferire immediatamente alle Camere, Draghi ha provato a dribblare ritenendo sufficiente un incontro con i capigruppoCONTINUA A LEGGERE