Sali e scendi dal Colle, convulsioni di Governo

Governo, mercoledì il varo del DEF, ma gli effetti della guerra non sono ancora misurabili. Election day a giugno, i partiti scalpitano per fare campagna elettorale.

Alle incertezze legate alla guerra e alla crisi del gas, si sommano quelle di una maggioranza che convive sempre più a fatica.

Neppure il conflitto russo-ucraino riesce a ricavare un momento di unità tra forze politiche che stanno già iniziando a fare i conti con la campagna elettorale.

Se sullo sfondo resta l’insofferenza diffusa verso un presidente del Consiglio che marginalizzerebbe a dismisura partiti e Parlamento, all’orizzonte c’è la preoccupazione e la volontà di ridarsi una identità politica da spendere al prossimo giro di elezioni.

La prima tappa è l’Election day del 12 giugno, con amministrative e referendum che saranno il banco di prova in vista delle elezioni politiche. Ufficialmente tra un annetto, ma nessuno crede davvero che si arrivi sino alla fine completa della legislatura. Una volta sistemata la legge di bilancio, scatterà il più classico dei “tana-libera-tutti”. Il tema è come si arriverà e in quali condizioni a quel momento.

La settimana appena trascorsa ha mostrato come non mai lo stallo in cui ci si è infilati. Con l’aggravante che questo non è solo un “mood” politico, ma una paralisi anche di tutte le attività – leggi riforme – che dovrebbero condurci all’incasso delle varie rate del PNRR.

Già tre settimane fa abbiamo scritto di come tutti i partiti scommettano su una sua riscrittura, ma allo stato attuale la realtà ci indica delle scadenze che l’Italia sta per bucare. Dalla delega sul fisco, alla riforma della giustizia, per non parlare dei provvedimenti sulla concorrenza: non c’è un capitolo sul quale ci sia intesa.

Le convulsioni tra Draghi e Conte sulle spese per la Difesa sono solo l’ultimo esempio. Il famoso 2% concordato in sede Nato non è mai stato un reale elemento di scontro. Il rispetto di quell’impegno non è mai stato messo sul serio in discussione ma è diventato lo strumento per rivendicare le rispettive posizioni. Il premier per enfatizzare un “atlantismo italiano” che gli permettesse di recuperare un ruolo diplomatico che manca dall’inizio della crisi… CONTINUA A LEGGERE